scena vecchi mulinelli
Storia

L'evoluzione dei Mulinelli

Il primo antenato del mulinello fu probabilmente uno stecco intorno al quale un pescatore aveva avvolto la lenza di troppo. Già nell’antico Egitto, il filo veniva trattenuto in modo ordinato su un pezzo di legno o di osso provvisto di perni alle estremità.

In un dipinto dell’artista cinese Ma Yuan, della dinastia Sung (960-1280), un pescatore utilizza chiaramente una canna provvista di mulinello e sembra che in Cina questo fosse in uso fin dal 300 d. C.

Per quanto riguarda i mulinelli occidentali non c’è, o non se ne conosce, l’inventore. Nei vari trattati inglesi del XVII secolo si parlava del mulinello [chiamato winch (verricello) o wind (dal verbo omonimo che significa girare, avvolgere)] come di uno strumento noto, che si era evoluto a poco a poco. I mulinelli di quel periodo erano interamente di legno duro, prima di noce o di quercia, poi di mogano e di palissandro, quando questi cominciarono a essere importati in grandi quantità. Esistevano versioni rozze, fatte in casa, e altre di lusso con grande attenzione per i particolari.

Il legno però si usurava facilmente e cominciarono a poco a poco a diffondersi componenti di ferro e di ottone. Lo sviluppo del mulinello non fu comunque lineare: nel 18° e 19° secolo c’erano, per esempio, i belly  pirns (spolette a pancia) – grossi verricelli di legno indossati sulla pancia, montati su robuste cinture di cuoio invece che sulla canna.

C’erano poi i bank runner (corridore sulla riva), una bobina montata verticalmente in cima a un’asta che veniva conficcata sulla riva: la lenza che vi era avvolta cominciava a scorrere quando il pesce abboccava, con il pescatore che interveniva solo al momento del lancio e a quello del recupero. Altri sistemi di pesca con  mulinelli rudimentali era la pesca con i kill-devils (diavoli assassini): larghe bobine scanalate intorno alle quali era avvolta la lenza. Le bobine venivano lasciate galleggiare sulle acque dei laghi e quando i pesci abboccavano il filo si srotolava fino alla fine, dopo di che venivano trascinate come grossi sugheri finché non venivano recuperate. Un metodo simile veniva utilizzato dai pellerossa che avvolgevano la lenza intorno a zucche vuote. Pescare lanciando un esca tramite un filo che scorreva lungo gli anelli posti sulla canna probabilmente risale all’inizio o a metà ‘800. Prima i pescatori tiravano il filo necessario fuori dal mulinello e lo lanciavano a mano. Con l’invenzione della moltiplica alla fine dell’800 si fece un grosso passo in avanti: con un giro della manovella si ottenevano tre o quattro giri della bobina. Rapporti più elevati, fino a nove rivoluzioni, si rivelarono rapidamente poco pratici. Inoltre quei primi dispositivi non erano anti-reverse e quando il pesce abboccava faceva girare la manovella a una velocità che poteva provocare seri danni alle dita. Per questi motivi, non pochi considerarono le moltipliche solo delle curiosità poco affidabili. Le moltipliche si diffusero molto negli Stati Uniti, mentre in Gran Bretagna continuò a prevalere il semplice mulinello di tipo Nottingham a perno centrale con bobina di legno e doppio pomello.

Agli inizi il “Nottingham” venne utilizzato per molti tipi di pesca, sia di acqua dolce che in mare e, a seconda delle preferenze, veniva posto sopra o sotto la canna. A seconda del tipo di pesca, variavano le dimensioni che potevano arrivare a bobine di 7’’ (circa  17 cm). Il Nottingham aveva rappresentato una svolta tecnologica, che in seguito si era evoluta incorporando il cricchetto e meccanismi rudimentali  di frizione. Il modello originale, che sopravvisse per oltre un secolo, assomiglia molto ai mulinelli da mosca attuali. Il primo brevetto rilasciato negli Stati Uniti per un meccanismo frenante che impedisse a una bobina ruotante di continuare a girare e ingarbugliare il filo sembra sia stato rilasciato a Andrew Dougherty a New York nel 1864. Questo fu probabilmente l’inizio della pesca a lancio come la conosciamo adesso: con la canna e il mulinello che lavorano insieme e il filo che si svolge dal mulinello durante il lancio.

Il freno di Doughtery, controllato da una leva azionata dal pollice, stringeva una molla intorno a una flangia della bobina, rallentandola. Comunque il metodo migliore per evitare che il filo si ingarbugli rimaneva quello di premerlo con il pollice, e molti offrivano protezioni di cuoio da collegare al mulinello o addirittura da indossare come ditali. Sul finire dell’800, si cercava di produrre mulinelli che facessero tutto, offrendo la minore resistenza possibile durante il lancio, e in grado di alloggiare quanto più filo possibile e avendo una buona frizione regolabile.

Per evitare il problema dell’ingarbugliamento del filo al ruotare della bobina, si pensò di utilizzare una bobina fissa facendo in modo che il filo potesse svolgersi in modo naturale. Questo concetto portò allo sviluppo del mulinello a bobina fissa,che sarebbe diventato dominante e che avrebbe grandemente contribuito allo sviluppo della pesca sportiva.

Il primo brevetto americano per un mulinello da lancio venne rilascaito nel 1885 a Winans & Whistler. Veniva montato lateralmente e il filo usciva da una fessura posta sul suo coperchio. Per riavvolgere il filo, il coperchio poteva essere aperto e la bobina veniva fatta girare tramite una manovella che arrivava dall’altra parte della canna passando da un foro praticato nell’impugnatura. Questo modello però non riscosse successo.

Il mulinello da lancio che diede il maggiore aiuto all’evoluzione dei mulinellifu quello brevettato  nel 1884 in Gran Bretagna da Peter D. Malloch. La bobina veninva sbloccata dal suo piede, fatta ruotare di 90° e ribloccata. Durante il lancio la bobina era parallela alla canna e il filo si svolgeva passando attraverso un occhiello incorporato, dopo di che la bobina veniva portata perpendicolare alla canna e fatta girare tramite una manovella per riavvolgere il filo.

Questo mulinello venne prodotto fino alla II Guerra Mondiale: veniva offerto in tre dimensioni, in alluminio e in metallo per armi (Gun Metal). 

Un Grande contributo , specialmente per la parte meccanica fu Kentucky reel, un derivato dei primi mulinelli portati dall’Inghilterra nel XVIII secolo. Il pioniere in questo campo fu George Snyder, un orologiaio, che agli inizi del XIX secolo sviluppò la moltiplica giunta dall’Inghilterra qualche decennio prima. Fu un caposcuola di un gruppo di artigiani del Kentucky – fra cui i fratelli Benjamin e Jonathan Meek, J.L. Sage, B.C. Milam – che divebbero rapidamente famosi per la qualità dei loro prodotti.

Il Kentucky era una zona di campagna e i suoi abitanti non erano sufficientemente sofisticati per proteggere i loro prodotti brevettandoli. I brevetti per questo tipo di mulinelli furono così assegnati ad artigiani del New England, il nord-est degli Stati Uniti, quali J.C. Conroy, Andrew Clark, Krider, J.B. Crook i cui prodotti erano in effetti di qualità analoga a quelli del Kentucky.

Tutti questi costruttori continuarono ad apportare migliorie tecniche a tutte le componenti dei mulinelli: cuscinetti, ingranaggi, cricchetti e frizioni. Alcuni sperimentarono addirittura l’uso di rubini, dalla tradizione orologiaia, per ridurre l’attrito. In questo periodo comparve il famoso compensating check, un sistema basato su un nottolino e un dente di arresto che si autoregolava per compensare l’usura. Pe rquanto riguarda l’evoluzione “moderna “ dei mulinelli da lancio a bobina fissa è probabilmente Alfred Illingworth che ha dato il maggior contributo seguito da aziende industriali che all’inizio del 900’ hanno divulgato enormemente la pesca sportiva. Negli anni 30’, ottime aziende meccaniche italiane si sono affacciate sul mercato mondiale del mulinelli a bobina fissa facendo tremare le grandi ditte estere. Alcedo, Ofmer, Zangi ed altre hanno sicuramente scritto più capitoli nell’evoluzione dei mulinelli da lancio. 

di Giorgio Cavatorti

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