<< Collezionismo:  facciamo il punto ...  

Come in altri ambiti della vita ogni tanto sarebbe opportuno fermarsi, guardarsi attorno e fare il punto della situazione, così anche nel nostro hobby potrebbe essere interessante ricostruire quegli avvenimenti e quelle situazioni che, nel corso degli anni, ci hanno portato fin dove siamo oggi. Chi si è avvicinato da poco a questo variegato mondo forse può non conoscere la mentalità, le situazioni ed i retroscena degli "anni ruggenti" del collezionismo.
Proviamo quindi a descrivere ciò che succedeva in Italia agli albori del collezionismo che chiameremo "moderno", perchè è quello che, nel bene e nel male, ci ha condotti fino ad oggi.
Premetto che non ci saranno assolutamente nomi, in quanto non spetta a me dare giudizi sui singoli, ma solo descrivere la storia. Ci sarà una sola eccezione per ricordare un eccelso collezionista ed un amico, che purtroppo non è più con noi.

IN PRINCIPIO ERA IL CAOS.
Alcuni appassionati hanno cominciato a raccogliere mulinelli, in Italia, almeno dagli anni "60-"70, e forse anche anteriormente. Si trattava però di episodi sporadici; le loro collezioni erano quasi sempre "miste" e, vicino ad un pezzo che oggi definiremmo "da novanta", si poteva trovare un mulinello giapponese prodotto su larghissima scala, così come un pezzo francese o svedese. Non vi era, insomma, un ordine logico ed, ancora di più, quello che la maggior parte delle volte mancava era il rapporto, il confronto tra i "raccoglitori", requisito indispensabile per gettare le fondamenta che, nel tempo, avrebbero sorretto un ordine ed una conoscenza. Tuttavia questi "primordi" hanno avuto la loro importanza perché, ovviamente, quando qualche appassionato si è accorto di non essere solo ed ha cominciato a dialogare e mostrare i propri pezzi, questi ultimi sono diventati la "benzina" che ha acceso il desiderio di saperne di più. Questo desiderio è nato a sua volta, contrariamente a quanto si possa pensare, su di un terreno assai fertile perchè:
1) Non si era ancora affermato il " collezionismo" a scopo di lucro.
2) Esistevano ancora, anche se purtroppo venivano coinvolte in rarissimi casi, i costruttori e/ o le persone che avevano avuto rapporti diretti con loro, e comunque i diretti testimoni di quel mondo.
Inutile dire che, ai giorni nostri, è difficilissimo quanto preziosissimo trovare qualcuna di queste persone.

FACCIAMO ORA UN PASSO AVANTI.
Se vogliamo arrivare a trovare un "trait d'union" di tutte le conoscenze serpeggianti fino ad allora in Italia, dobbiamo arrivare agli anni "90, decennio nel quale avvengono incontri, confronti e collaborazioni tra diversi appassionati. La preparazione eterogenea di costoro (chi più storico, chi più meccanico, chi più votato alla scoperta) porta alle prime conclusioni su alcuni marchi storici ed alcuni argomenti, nonchè alla stesura e diffusione di libri e cataloghi. Ovviamente tutto questo materiale, se visto ai giorni nostri (20-30 anni dopo) non può più essere del tutto attendibile, date le scoperte avvenute in seguito, ma rimane preziosissimo ed in non pochi casi ancora attuale ma, soprattutto, ha gettato le fondamenta per un collezionismo d'avanguardia, basato sulla conoscenza della materia e no solo sul ritrovamento.
Inutile negarlo; da questo materiale hanno attinto in molti, compreso l'indegno sottoscritto.
Aver ottenuto nel tempo anzitutto l'amicizia e poi la considerazione di queste "pietre miliari" del collezionismo è per me motivo di soddisfazione ed orgoglio. Ma torniamo sui nostri passi.

DUE BINARI PARALLELI.
I risultati fin qui descritti portarono, a cavallo dei due millenni, a scambi e compravendite di mulinelli che, nel frattempo, avevano maturato una storia , una conoscenza del loro grado di rarità e, quindi, un valore economico. Era nata la corsa alla leadership, e con lei anche la corsa allo spaccio, alla falsificazione, alla manomissione. Vi furono e vi sono (e credo vi saranno) quindi:
1) I collezionisti nel senso puro del termine.
2) I commercianti, talvolta nel senso puro del termine.
3) I commercianti e/o taroccatori , nel senso più o meno puro del termine.
Questo per dovere di cronaca e senza biasimare nessuna delle categorie; non spetta a me farlo. Voglio solo aggiungere che, senza dubbio, l'amore per il mulinello d'epoca si trova nei primi. In ogni caso, intorno al primo decennio di questo nuovo millennio vi sono state tre, quattro o massimo cinque persone che, grazie alle loro possibilità economiche, hanno potuto fregiarsi di collezioni davvero notevoli. Qualcuno ha svelato ai nostri stupiti occhi sitanto ben di Dio, forse qualcun altro ha preferito criptare il tutto privando i veri appassionati, purtroppo, di nuove ed indubbie conoscenze. Tuttavia questo "modus operandi" ha le sue ragioni, visti purtroppo i tentativi, talvolta goffi ma talvolta anche ben riusciti, di clonazione da parte di alcuni. Personalmente ho avuto la fortuna di esaminare con calma alcune grandissime collezioni, davvero degne della massima considerazione ma, in ognuna di loro, vi era qualche falso clamoroso e che, addirittura, aveva già fatto il giro di diverse collezioni.
Insomma, in un mondo che ha visto fortunatamente tante cose belle e che continua a vederle (talvolta spunta ancora qualche pezzo clamoroso quanto inaspettato) ma dove, come in molti campi, c'è chi spende, si può vedere quasi di tutto. C'è chi spende e porta a casa, chi spende e crede di portare a casa, chi crede la stessa cosa senza spendere e, meno male, chi porta a casa con quello che può anche ciò che non potrebbe.

ED OGGIGIORNO?
Diciamolo subito; oggigiorno i collezionisti per fortuna sono in aumento e, quello che a me fa molto piacere, è il vedere che alcuni di loro sono interessati alla storia ed a tutto ciò che riguarda i pezzi che portano a casa . Vorrei quindi, soprattutto per costoro ma non solo, esortare a percorrere questa strada, che è quella che può davvero gratificarci.
Quando la sera, davanti al caminetto, abbiamo tra le mani un mulinello rarissimo, ambitissimo ed originale, possiamo veramente provare cosa significa collezionare.
L'ultimo pensiero va all'amico e compianto Luigi Cereda, che aveva probabilmente la collezione più bella d'Italia; ora i suoi pezzi sono sparsi in un certo numero di collezioni.

Roberto Granata - Dicembre 2021

 

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