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E' necessario fare una premessa prima di descrivere questo mulinello perché molto spesso anche esperti collezionisti confondono dei manufatti realizzati nelle cantine dei condomini servendosi del "fai da te" con i "prototipi" eseguiti da personale specializzato.
Le marche prestigiose possono avvalersi di una propria ingegneria per realizzare prototipi nei quali riversare le innovazioni dei propri prodotti, quelle più piccole si limitano a copiare oppure si rivolgono ad artigiani qualificati ai quali commissionano prototipi che devono avere i requisiti necessari per soddisfare le esigenze di mercato. Mi servirò di informazioni tratte dal web così da scongiurare le critiche di chi potrebbe supporre che si tratti di una mia opinione personale. |
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Da Wikipedia:
Il "PROTOTIPO" è il modello originale o il primo esemplare di un manufatto, rispetto a una sequenza di eguali o similari realizzazioni successive. Normalmente costruito in modo artigianale e in scala 1:1, sul prototipo verranno effettuati collaudi, modifiche e perfezionamenti, fino al prototipo definitivo, da avviare in un lotto pilota ed infine alla produzione in serie.
"FAI DA TE" - la ricerca accademica descrive il fai da te come un comportamento in cui "gli individui impegnano materiali e parti grezze e semi-grezze per produrre, trasformare o ricostruire beni materiali, inclusi quelli estratti dall'ambiente naturale (ad esempio, l'abbellimento di terreni)". L'etica del fai da te può essere scatenata da varie motivazioni che possono essere dovute a esigenze di mercato (vantaggi economici, mancanza di disponibilità del prodotto, mancanza di qualità nel prodotto, necessità di personalizzazione) e miglioramento dell'identità dello stesso (artigianato, empowerment, ricerca della comunità, unicità). |
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Purtroppo in passato astuti sedicenti collezionisti hanno farcito, a discapito di malcapitati, il mercato del collezionismo facendo largo uso di ferraglia spacciata come "PROTOTIPI" e rifilati ad ignari sprovveduti amatori.
Dopo la premessa devo doverosamente ringraziare l'amico e grande esperto Giovanni Becagli il quale mi ha affidato il restauro di questo mastodontico esemplare di mulinello artigianale ( 586 g.) realizzato con buona perizia da uno sconosciuto Piemontese che ha attinto a piene mani al raffinato stile dei primi Alcedo, di fatto alcuni accessori prelevati da uno di questi hanno concorso alla sua realizzazione. |
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Partiamo dall'alto, il pomo frizione è stato realizzato per fusione attraverso colata di metallo grezzo. La bobina potrebbe essere stata prelevata da un qualunque altro mulinello e probabilmente ha dato il la al progetto. |
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Il comando scatto e l'eccentrico provengono da un Alcedo N°2 a gambo sottile, ho verificato personalmente le dimensioni, l'archetto è composto da due parti, il terminale a cono è stato unito all'arco mediante brasatura. |
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La girante è stata realizzata attraverso tornitura dal pieno. Il corpo è costruito da pezzi di lamiera sapientemente sagomate e saldate (vedi foto), la manovella e composta da due parti tornite ed unite da brasatura. La meccanica è alquanto bizzarra perché sono stati usati impropriamente degli ingranaggi conici che normalmente vengono utilizzati per trasmettere un moto angolare oppure per inviarlo a due assi (vedi differenziale).
La singolarità in questo caso è che uno di questi è stato fatto lavorare in piano in modo anomalo, l'obbiettivo è stato comunque raggiunto. L'antiritorno è stato concretizzato utilizzando un ingranaggio in ottone probabilmente sottratto da un vecchio orologio e brasato a stagno sotto alla "corona", anche questo però in qualche modo adempie al proprio dovere. Ultima nota, meno positiva delle altre risiede nella velocità di recupero, a causa della meccanica appena citata questo massiccio attrezzo genera un irrisorio rapporto di 1:1. |
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Particolari della meccanica interna. |
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Dettaglio delle saldature. |
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peso |
586 g |
rapporto |
1 : 1 |
ingranaggi |
elicoidali |
anti-ritorno |
presente |
bobina |
metallo |
colore |
non verniciato |
note |
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Renzo Di Paolo - Maggio 2023 |
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