GIOIELLO: una piacevole scoperta.
Sul Gioiello, raro mulinello italiano, si sapeva davvero poco; il nome del costruttore e la città di costruzione.
Immaginate quindi la mia gioia quando, parlando casualmente con un pescatore, questi mi confida di conoscere il nipote del costruttore del mitico Gioiello! Dopo i ringraziamenti di rito per avermi fornito una notizia così importante e dopo qualche giorno di spasmodica attesa, riesco finalmente a prendere i contatti e ad incontrarmi col Sig. Canavese.
Dopo avermi donato una copia della brochure originale degli anni ’40, una vera chicca che non ha mai donato nessuno e che mi ha fatto un immenso piacere, Canavese inizia il suo racconto, che ora scopriamo insieme. |
DAL PIEMONTE ALLA LOMBARDIA, POI LA GUERRA…
Giovanni Canavese nasce a Garessio, località del basso Cuneese al confine con la Liguria.
Personaggio tanto tenace quanto geniale, negli anni che precedono il secondo conflitto mondiale è proprietario, a Milano, di un’officina che porta il suo cognome, specializzata nella costruzione di macchine utensili.
I torni “Canavese” sono tutt’ora famosi e riconosciuti come macchine di indiscussa qualità. Ma ecco la guerra, col suo carico di tragedie e di ingiustizie, che non risparmiano neppure la sua famiglia che viene sfollata dal capoluogo lombardo e si stabilisce a Crema, cittadina in provincia di Cremona. A Bolzone, piccolo sobborgo di Crema, ricomincia la costruzione delle macchine utensili ed, anche per cercare di risollevarsi un poco dal difficile momento, comincia a pensare di produrre anche un tipo di mulinello, che chiama Gioiello, così come aveva chiamato il primo tipo di tornio da lui costruito.
Affiancato dal giovane figlio Luciano (classe 1928) costruisce grosso modo qualche centinaio di esemplari nell’arco di due – tre anni, dal 1943 al 1946 circa.
La produzione venne poi a cessare semplicemente perché si continuò a fabbricare solamente torni, che erano la principale specialità della ditta.
Giovanni Canavese era un tipo poliedrico e dalla grande inventiva, nonché bravo pescatore e costruttore di mosche artificiali, assieme ad alcuni amici.
D’altronde, viste le sue origini piemontesi e gli stupendi torrenti che scorrono nei suoi luoghi di nascita, non poteva essere altrimenti.
Conosceva diversi negozianti e, com’è avvenuto per altri famosi produttori di mulinelli di quei tempi anche ciò potrebbe aver contribuito a far nascere l’idea di costruire un mulinello.
Il Gioiello poteva avere tre colorazioni: grigio chiaro (la più diffusa, che a volte sembra avere sfumature verdognole), grigio scuro e marrone.
Ha un numero di serie sul corpo, appena sopra la manovella, ed ha la particolarità di avere la corona principale in legno.
Il Sig. Canavese ricorda che il nonno diceva di aver scelto tale materiale (che tuttavia è assemblato) per privilegiare la fluidità del movimento, anche se in alcuni casi dava qualche problemino.
Il resto lo possiamo vedere dalle immagini originali dell’epoca; il loro ritrovamento mi ha dato ancora più emozione di quello di un mulinello, magari rarissimo, ma senza una storia così emozionante che gli gravita attorno.
Ringraziando quindi di cuore il Sig. Canavese a nome mio e di ogni appassionato, per la sua interessantissima storia, che aggiunge un importante tassello a quella della produzione italiana, concludiamo auspicando altri interessanti ritrovamenti ed un crescendo di interesse, così com’è stato negli ultimi anni, attorno a questa parte di storia, testimonianza di inventiva, progresso ed, in parecchi casi, di vera e propria genialità.
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