Ho voluto raccogliere in questa unica scheda quanto documentato nel tempo relativamente allo STARO, sofisticato mulinello di produzione elvetica.
Si tratta di un mulinello da lancio medio-piccolo che venne progettato dall'Ing. Albert Glaser a metà degli anni "30 a Zurigo. Il primo brevetto, n."CH187036", risale al 17 marzo 1936 e ad esso seguì una miriade di ulteriori aggiornamenti.
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Proprio dalla prima versione di questo mulinello svizzero hanno preso vita rare copie di produzione nazionale come l'ISEO, il GIMAR e i vari BTS - ALBATROS. |
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Alcune curiosità che ho raccolto dal web.... |
Nel torneo di Parigi, del 1 luglio del 1951, con lo STARO si ottenne un lancio record di 114,34m con un peso da 17,72g; anche il precedente apparteneva sempre allo STARO (113,10 m). Stessa cosa successe con il piombo da 30g ed un lancio record di 121,51m; anche in questo caso il vecchio record apparteneva allo STARO (117,80m).
Nell'ulteriore torneo internazionale di lancio tecnico tenuto a Londra, del 22 luglio 1951,
lo STARO ottenne il 1° posto sia con il peso da 7,09g (con la misura di 71,30m) che con il peso da 14,17g (misura di 107,80m).
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Da quanto documentato, attualmente si possono distinguere due versioni dello STARO oltre a una intermedia che funge da "collegamento" tra le due! |
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STARO - Prima Versione |
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La prima versione ha un prendifilo fisso e non prevedere l'anti-ritorno. La meccanica interna utilizza purtroppo una "corona" realizzata in bachelite, materiale che si usura facilmente, e un pignone in acciaio a denti conici.
L'innovativa soluzione adottata per la regolazione della frizione, tramite una ghiera graduata posizionata alla base della girante e che agisce direttamente sul rotore e non sulla bobina, è l'unica particolarità che resterà invariata anche nelle versioni successive.
Un dettaglio importante: i pochissimi modelli della prima versione che ho potuto vedere risultano "non verniciati" e per questo motivo ipotizzo che si tratti proprio dei primissimi modelli prodotti. Quelli appena successivi, sempre della prima versione, presentano una leggerissima "porporina chiara", tranne che per il gambo del piede così come visibile nelle foto del modello che ho recuperato di recente. Immagino che questo trattamento produttivo sia servito a presentare in modo migliore il mulinello, oltre che a preservarlo da eventuali e precoci ossidature nel corpo. Tale soluzione somiglia a quella utilizzata per i primissimi Alcedo con "gambo del piede sottile"!
Devo precisare che nel libro "Lanciare" di G. R. Olgiati, sia nell'edizione del 1943 che in quella del 1945, questo mulinello viene descritto come "laccato in marrone"!
In merito a questa precisa indicazione, la mia personale opinione è che l'autore faccia riferimento alla "versione verniciata in verde" (sempre della prima); tale ipotesi è supportata sia dalla datazione (inizio anni "40) che dal fatto che il mulinello era fornito di una "attraente scatola custodia con istruzioni" (di color marrone), così come definito dall'autore, per questo motivo potrebbe trattarsi di un banale errore di riporto. Nel tempo si sono evidenziate anche altre imprecisioni documentate relativamente ai mulinelli descritti nel libro. Da notare che, nell'edizione del 1943, viene anticipata l'uscita di un nuovo modello dello stesso marchio e con altro nome, tale precisazione però non viene confermata nell'edizione successiva del 1945.
E' probabile che l'autore non abbia esaminato direttamente il mulinello ma si sia fidato di quanto esposto o comunicato da altri.
Solo il tempo potrà confutare o confermare tale ipotesi! |
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Le due immagini che seguono sono tratte dal libro "Lanciare" di Giovanni Randone Olgiati, edizioni del 1943 e del 1945. |
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"Lanciare" - edizione del 1943. |
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"Lanciare" - edizione del 1945. |
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STARO immagini del primissimo modello |
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STARO, il modello nella mia collezione. |
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Da notare la "corona" realizzata in bachelite. |
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L'ultimo modello in ordine cronologico relativa alla "prima serie" è questo raro mulinello verniciato in verde chiaro; questa colorazione verrà adottata anche per le versioni successive.
Oltre alla verniciatura, l'altra differenza evidente rispetto alla precedente versione è la manovella che su questo modello presenta un profilo più moderno. Come esposto nelle foto, il mulinello era commercializzato con una scatola di qualità (di colore marrone), con una bobina di scorta oltre alle istruzioni per l'uso.
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Questa foto ritrae un raro modello del 1951 completo di box,
bobina di scorta e istruzioni. |
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STARO - Versione Intermedia |
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Nei primi giorni del nuovo 2022, l'amico collezionista Mauro Vaccà, mi ha segnalato di aver recupero questo raro modello di cui ignoravo l'esistenza. Come rilevabile dalle immagini si tratta di un raro STARO che ha il corpo della seconda versione ma conserva la girante della prima. Si notano anche piccole differenze come nella struttura dell'anello della frizione.
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Dall'attenta analisi delle immagini sembra trattarsi di un modello "intermedio" o eventualmente di un "prototipo" della seconda versione.
L'amico Mauro mi ha confermato che il mulinello era verniciato in verde anche se molto rovinato, per questo motivo il corpo è stato totalmente tirato a lucido. Dalle immagini si nota ancora bene il punto di stacco della verniciatura sul gambo del piede. |
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STARO - Seconda Versione |
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La seconda versione, prodotta sul finire degli anni "40 / inizio "50, si distingue per la raffinata qualità costruttiva, per i tanti accessori disponibili e, in particolare, per le sofisticate soluzioni tecniche adottate.
Anche visivamente si notano diverse importanti modifiche alla struttura del mulinello.
Sicuramente le più evidenti sono: la "curvatura" del gambo del piede che su questa versione risulta "ribaltata" al contrario, tendendo adesso verso la girante; il carter laterale è diventato di forma circolare e il sottostante supporto, su cui viene avvitato, è a sua volta sorretto da due viti (nella parte posteriore del mulinello) anzichè da una come nelle prime versioni. |
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Come veniva pubblicizzato sulla stampa americana nel 1953. |
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Il principale punto di forza, che ha permesso il successo di questo mulinello, era rappresentato dal fatto che su questo modello dello STARO potevano essere facilmente sostituite, senza l'utilizzo di alcun attrezzo, diverse tipologie di rotori (sia a prendi-filo fisso che con archetto e in due differenti misure di diametro). Questa particolarità permetteva di soddisfare diverse esigenza di pesca senza doversi dotare di ulteriori mulinelli.
Una levetta posta alla base della girante, appena sopra la ghiera della frizione, permetteva l'apertura del sofisticato meccanismo a tre tenoni e la sostituzione facile e rapida del rotore stesso. La bobina poteva essere sostituita svitando in senso anti-orario.
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Così come nella prima versione, il sistema adottato per la frizione è regolato da una ghiera in plastica interposta tra il corpo e la girante.
La pressione generata dalla ghiera agisce su un disco che frena il rotore e non la bobina.
Inoltre, su questa versione, il
disco frizione può essere regolato al variare dell'usura nel tempo grazie ad un piccolo rivetto di blocco posto vicino ai tenoni di vincolo del rotore (come evidenziato nella successiva immagine). |
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L'alta qualità costruttiva e le tolleranze bassissime nella realizzazione dei componenti, permettono al mulinello di essere sufficientemente scorrevole, anche se corredato da semplici bronzine auto-lubrificanti.
Importante, a differenza della prima versione, in questa la corona è realizzata in lega e il pignone resta in acciaio. |
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I modelli identificati con la sigla "D0 / P0 / P10" erano dotati di una girante a prendi-filo fisso e le tipologie "D1 / P1 / P11" erano corredate dell'archetto automatico.
Il semplice e fluido meccanismo di scatto è azionato da una sporgenza in metallo presente sul bordo della bobina e su cui impatta un piccolo bilanciere (comando scatto) che libera l'archetto al primo giro di manovella. |
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Ecco una piccola innovazione presente nella bobina dello STARO:
utilizzando l'apposto accessorio o in alternativa agendo tramite una piccola monetina, è possibile regolare il corretto imbobinamento della lenza così come espongono le raffigurazioni in rilievo poste alla base della bobina stessa. |
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I rotori grandi con abbinate le bobine marchiate "SP58" (diametro da 58mm) possono contenere 160m di lenza dello 0,30 e permettono un recupero di 55cm per giro di manovella.
I rotori più piccoli, con le bobine "SP 47" (da 47mm), possono contenere 155m di lenza dello 0,22 e recuperano solo 44cm per giro di manovella. |
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La manovella ha subito varie modifiche, nelle primissime versioni era identica a quella presente nell' ISEO e nel GIMAR.
Il
profilo era piatto a sezione rettangolare e, grazie ad una piccola ghiera, poteva essere smontata e ribaltata per ridurne l'ingombro. |
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Due foto in dettaglio della manovella nella prima versione. |
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Nel tempo viene completamente ridisegnata e, da questo momento, la manovella potrà essere svitata o, come nelle seconda versione, solo avvitata ed avvicinata al corpo del mulinello, evitando anche di poterla smarrire accidentalmente! |
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Dettaglio della manovella montata sugli ultimi modelli (verniciati) appartenenti alla prima versione. |
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Dettaglio della manovella nella II versione. |
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Su questa ultima versione, anche il basamento del corpo viene ridisegnato, sul lato della manovella compaiono tre lunghe nervature di "rafforzo". |
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Pubblicità USA - maggio 1953 |
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Pubblicità USA - luglio 1953 |
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Segnalo che alcune importanti informazioni sono state recuperate
dal web nel Forum "Orca on line"
della prestigiosa Associazione O.R.C.A. (USA)
a cui sono iscritto da diversi anni. |
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Sergio Di Marco - Marzo 2019
- agg.nto Luglio 2019
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- ultimo agg.nto Gennaio 2021
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